Europei Pista, Consonni apre la strada per Parigi

di Paolo Broggi

È un dato di fatto, l’Italia è or­mai stabilmente nel Gotha del­la pista mondiale e anche agli Europei disputati a Gren­chen il bilancio della spedizione azzurra è stato decisamente positivo. Non ci sono state le undici medaglie dell’edizione 2022, ma il livello qualitativo di questa rassegna continentale è stato di gran lunga superiore rispetto a quello di Munchen 2022. E non po­te­va essere diversamente, visto che i Campionati Europei sono stati il primo appuntamento va­lido per conquistare i punti necessari alla qualificazione per i Giochi di Parigi 2024.
Per guadagnare i punti le prossime occasioni saranno le due prove di Nations Cup - Il Cairo dal 14 marzo, Milton (Canada) dal 20 aprile) che faranno se­guito a quella di fine febbraio a Jakarta, nella quale gli azzurri hanno presentato una formazione estremamente rimaneggiata - poi i campionati del mondo di agosto a Glasgow, quindi gi Eu­ropei 2024 e le ultime tre prove di Nations Cup della prossima primavera.
Un paio di dati per chiarire il valore di questa rassegna continentale: nel 2022 l’Olanda si era fermata a sei medaglie con un solo oro, stavolta ne ha conquistate 10 con tre titoli. La Gran Bretagna a Munchen22 aveva portato molti giovani chiudendo quindi senza ori e con cinque medaglie, a Grenchen ha schierato i titolari e conquistato 12 medaglie con 4 titoli.

ENDURANCE
Dicevamo del bilancio azzurro: eccellente quello degli inseguitori, arrivati al titolo nella prova a squadre e con Jonathan Milan anche in quella individuale. In più Consonni ha dato spettacolo laureandosi campione europeo della corsa a punti, conquistando l’argento nell’omnium e replicando poi lo stesso risultato al termine di una straordinaria madison con Scartezzini. È mancato Viviani, che nella sua eliminazione ha pagato una condizione fisica non eccellente che poi è sfociata in un attacco influenzale che gli ha impedito di partecipare proprio all’omnium e alla madison.
Questo è stato a tutti gli effetti l’Eu­ro­peo di Simone Consonni, un corridore che è arrivato ad uno straordinario grado di maturità e di consapevolezza, che non ha paura a giocarsi il tutto per tutto, ad accettare le sfide, ad inventarsi colpi da maestro. Su strada ha già iniziato la stagione con il piede giusto vincendo la tappa conclusiva del Saudi Tour, gli auguriamo di continuare su questa strada perché la sua serietà, la sua dedizione e la sua abnegazione meritano di essere premiate. Qualche battuta d’arresto questa volta c’è stata in campo femminile: il quartetto è sempre di eccellente livello, anche senza Chiara Consonni, impegnata su strada negli Emirati. Im­portante il recupero di Letizia Paternoster, rientrata a tutti gli effetti nel gruppo dopo il brutto incidente della scorsa estate proprio agli Europei. Di contro, le inseguitrici azzurre non hanno raggiunto le finali individuali, come forse era lecito attendersi, Rachele Barbieri ha steccato in entrambe le prove sulle quali puntava, eliminazione e omnium, e Silvia Zanardi ha pagato nella corsa a punti una evidente mancanza di esperienza in corse di altissimo livello.
Per il ct Marco Villa una delle urgenze più pressanti è quella di ampliare ulteriormente il bacino delle inseguitrici, per avere a disposizione più scelte e la stessa intercambiabilità che c’è in campo maschile.
Sapevamo che gli Europei organizzati a febbraio, in un calendario sempre più contingentato, avrebbero visto arrivare qualche stradista in non eccellenti condizioni di forma, è lo scotto da pagare, ma tutto sommato possiamo essere soddisfatti delle prestazioni di azzurri e azzurre.

VELOCITA’
I segnali di crescita sono sempre più evidenti in campo maschile, l’impresa di centrare la qualificazione olimpica resta... un’impresa ma Matteo Bianchi, Matteo Tugnolo e Stefano Moro hanno confermato il loro valore e Mattia Predomo è la rivelazione: al primo anno tra gli Élite il diciannovenne bolzanino si è mosso alla grande tra i colossi del keirin conquistando uno storico quarto posto.
In campo femminile, Miram Vece non è più sola e già questa è una notizia: Ivan Quaranta ha trovato nuove risorse in Giada Capobianchi, ha convinto Rachele Barbieri a mettersi in gioco nella velocità olimpica e ha quindi iniziato a costruire da zero un settore che prima non c’era. Il lavoro in questo caso è svolto in chiave Los Angeles 2028, appuntamento che sembra lontano ma che poi tanto lontano non è.
Il settore della velocità è quello che ha evidenziato i maggiori progressi, il lavoro di Ivan Quaranta sta dando frutti importanti e l’Italia sta bruciando le tappe a suon di prestazioni che, è bene ricordarlo, appena due anni fa erano assolutamente impensabili.

MEDAGLIE
Tre titoli europei conquistati con il quartetto dell’inseguimento (Lamon, Milan, Consonni, Moro e Ganna i cinque atleti impegnati), con Jonathan Milan nell’inseguimento individuale e con Simone Consonni nella corsa a punti. Argento per lo stesso Consonni nell’omnium prima e nella madison poi con Michele Scartezzini, e per il quartetto femminile (Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini, Martina Alzini, Mar­tina Fidanza e Letizia Paterno­ster) e bronzo per Vittoria Guazzini ed Elisa Balsamo nella madison. Sette medaglie sono un bel bottino e pongono l’Italia nell’immediata scia di colossi come Ger­ma­nia, Gran Bretagna, Francia e Olanda: una considerazione merita il fatto che tutte le nazioni che ci precedono nel medagliere attingono abbondantemente dal settore della velocità, quello che Ivan Quaranta ha appena iniziato a costruire e che sicuramente in futuro ci darà grandi soddisfazioni.

IL GRIDO D’ALLARME
Mentre la stagione della pista prosegue a ritmi forzati - che devono fare necessariamente i conti con l’attività su strada di quasi tutti gli uomini della nazionale - il ct Marco Villa ha lanciato una volta di più il suo grido d’allarme proprio durante i campionati europei di Grenchen: «I risultati ottenuti nelle gare di gruppo ci devono far riflettere: ci mancano le gare in Italia e se solo potessimo utilizzare Montichiari per farne qualcuna, questo ci aiuterebbe».
Rispetto alle nazioni più forti d’Europa continuiamo a pagare lo scotto di non avere un velodromo coperto disponibile al 100% e di non poter proporre ai nostri atleti degli scontri diretti con avversari di qualità che certamente li aiuterebbero a crescere. Non è difficile da comprendere: Bianchi e Predomo possono crescere molto di più affrontando avversari di livello piuttosto che battagliare tra di loro, così come Barbieri e Zanardi hanno bisogno di correre con continuità su pista, pur continuando la loro attività su strada. Non possiamo chiedere sempre nuovi miracoli a Marco Villa o perlomeno dobbiamo metterlo nella condizione di poterli fare. E non possiamo più aspettare, l’Olimpiade è domani.

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