La Notte degli Oscar e i suoi campioni

di Paolo Broggi

Finalmente è tornata. Dopo un anno di assenza forzata a cau­sa della pandemia, la Not­te degli Oscar tuttoBI­CI è tornata. Con tante difficoltà e inevitabili cautele, come ha scritto anche il nostro di­ret­tore nel suo editoriale, ma finalmente il mondo del ciclismo è tornato a riunirsi per celebrare i suoi campioni, i migliori atleti italiani di ogni categoria, dagli esordienti ai professionisti. È stata un’edizione decisamente molto particolare: da una par­te il numero contingentato di presenze, dall’altra l’esigenza di consegnare i premi di due stagioni, il 2020 e il 2021.
La Notte degli Oscar è andata in scena lo scorso 26 novembre chiamando a raccolta come sempre tanti ragazzi e i campioni più grandi. Una storia che si ripete dal 1995, quando l’Oscar era dedicato solo agli juniores e vide il successo di  di Va­lentino China, in quell’anno campione del mondo della categoria: da allora la Notte degli Oscar è cresciuta, si è trasformata, si è arricchita ma ha sempre conservato il suo filo conduttore, quello di premiare i mi­gliori atleti della stagione con grande at­tenzione riservata ai protagonisti del­le categorie giovanili che per una sera possono condividere i riflettori con i campioni più celebrati e ricevere gli applausi che riserva loro una platea selezionata di sponsor, imprenditori, tecnici, dirigenti e addetti ai lavori. Il bello della Notte degli Oscar, lo ripetiamo da sempre, in fondo, sta tutto in una ricetta semplice semplice: celebrare i migliori atleti del­la stagione che si è da poco conclusa - davvero straordinaria per i colori azzurri - e traghettare il mon­do del ciclismo verso il nuovo anno.

GANNA SPAGNOLO. Il timone del­la Not­te degli Oscar è stato affidato ancora una volta a Lucia Blini, vicedirettore di Sport News Me­diaset, da sempre vicina al mon­do del ciclismo, e a Luca Gre­gorio, che invece il ciclismo lo racconta ai microfoni di Eurosport in coppia con Riccardo Magrini.
La Notte degli Oscar quest’anno è stata speciale anche nel suo svolgimento, con una scaletta completamente ribaltata a causa delle... presenze virtuali.
Appena il tempo per il direttore di tut­toBICI Pier Au­gusto Stagi di salutare gli intervenuti e di brindare al ritorno di una serata così importante, che è arrivato subito il momento del primo collegamento, quello con Filippo Gan­na. Il campione piemontese era infatti in raduno a Gran Canaria con i compagni di Nazionale della pista per cominciare la preparazione, in vista dei primi appuntamenti di Coppa del Mon­do, che mettono già in palio i primi im­portantissimi punti per inseguire la qualificazione olimpica a Parigi 2024.
«Ragazzi, qui stiamo... prolungando le vacanze. Al mattino pedaliamo e al po­meriggio andiamo in spiaggia» ha detto Pippo facendo correre un brivido lun­go la schiena a Marco Villa, ct della na­zionale chiamato a ritirare gli Oscar di Pippo, miglior giovane professionista tanto nel 2020 che nel 2021.
«Marco tranquillo - ha poi continuato un Ganna sereno e in piena forma - stiamo facendo le cose per bene e ti aspettiamo tra qualche giorno. E non dimenticarti di portarmi gli Oscar, voglio mostrarli ai miei compagni di Nazio­nale».
Salutato Ganna, il microfono è passato al presidente della Federazione Ci­cli­stica Italiana Cordiano Dagnoni: «L’inizio della mia gestione è stato molto positivo, abbiamo ancora tanto lavoro da fare e speriamo nei prossimi anni di trovare anche uno o più corridori da gare a tappe, che in questo momento sono un po’ il nostro tallone d’achille».
Infine una promessa: «A Montichiari i lavori procedono e contiamo entro fine marzo di riaprire il velodrono non solo per le sedute della Nazionale ma di rimetterlo a disposizione di tutti».

IL 2020. Ad aprire la teoria delle premiazioni, sono stati i protagonisti dell’edizione 2020 degli Oscar tutto­BI­CI: sul palco sono saliti in rapida successione Asia Sgaravato, miglior donna esordiente, gli esordienti Tommaso Marchi e Filippo Cettolin, gli allievi Eleonora Ciabocco e Federico Amati, lo junior Andrea Montoli e l’Under 23 Giovanni Aleotti. Assente il solo Stefano Gandin, miglior élite, altri atleti sono stati protagonisti di una doppia premiazione nel corso della serata, come vedrete nel nostro racconto.

IL 2021. A ritirare il primo Oscar del 2021 è stata la quattordicenne veneta Linda Sanarini che ha ricevuto il Gran Pre­mio Androni Giocattoli. A premiarla è salito sul palco Gianni Bugno, attuale presidente del CPA. «Colgo l’occasione per fare i complimenti a tutto il movimento ciclistico azzurro che ci ha regalato un anno fantastico e auguro a tutti che il 2022 sia altrettanto ricco di soddisfazioni».
A tirare per la giacchetta il due volte campione del mondo è stato Riccardo Magrini, armato di microfono per dar vita a incursioni inattese, che ha stuzzicato Bugno chiedendogli «Gianni, perché non ti hanno fatto commissario tecnico?». «Dovete chiederlo a Dagno­ni» è stata la risposta. «Perché Gianni merita molto di più» si è difeso ridendo il presidente federale...

IL PIÙ GIOVANE. Il titolo di “baby della serata” è andato a Riccardo Benozzato, tredicenne vicentino della Sandrigo Bike Sport Team, che ha conquistato l’Oscar come miglior Esor­diente del I° anno: a premiarlo è stato Francesco Caielli di Eolo.
«Io lavoro con il Team Eolo Kometa - ha sottolineato Caielli - e vi assicuro che sentiamo molto la presenza al no­stro fianco di una azienda come Eolo e di un imprenditore come Luca Spada che spesso viene con noi in ritiro a pedalare con i ragazzi e a motivarli».
E subito dopo Caielli ha premiato an­che Alessio Magagnotti, trentino della CC Forti e Liberi che nella classifica degli Esordienti di II° anno ha preceduto quel Tommaso Marchi che lo aveva battuto l’anno precedente.

L’ECLETTICA. È stata poi la volta di Fedetica Venturelli, cremasca della Ci­cli Fiorin premiata con l’Oscar tutto­BICI Allieve da Veronica Squinzi, figlia di Adriana e Giorgio Squinzi che han­no fortemente voluto questo riconoscimento perché Mapei sceglie di premiare il talento, la costanza e la passione di giovani sportive e studentesse che si impegnano con profitto, dedizione e sacrificio nello sport come nella scuola.
E la dottoressa Squinzi, di poche parole, ha sottolineato solo come «sia Federica che Francesca Barale, vincitrice del premio tra le juniores, sono due ragazze che si impegnano tanto nello studio quanto nello sport ottenendo risultati davvero significativi. Vi ammiro e vi dico solo di continuare così».
IL BELLO DI SONNY. A ribaltare ulteriormente la scaletta della serata, ecco il secondo collegamento diretto, quello con Sonny Col­brelli, il vincitore dell’Oscar tuttoBICI riservato ai professionisti. Il bresciano si è collegato da Udine, dove era in ritiro con la sua Bahrain Victorious per lavorare in galleria del vento in vista della prossima stagione.
Sonny si è collegato tenendo in bella vista l’Oscar tuttoBICI che aveva ricevuto pochi giorni prima, in occasione di una visita nella sede della Salmilano di patron Mario Molteni.
«È un premio di cui vado orgoglioso. Mi spiace non poter essere con voi a Milano ma, come sapete, sono a Udine con la squadra. Per fortuna, però, ho avuto modo di ritirare il premio qualche giorno fa, incontrando Mario Mol­teni nella sua azienda. Per me è stato un incontro speciale perché so bene quello che fanno Mario e la sua famiglia attraverso la Fondazione Molteni che aiuta gente del ciclismo in difficoltà. Ce ne vorrebbe tanta, di gente come loro».
E poi Sonny svela: «Per me la maglia Molteni è sempre stata qualcosa di speciale, qualche anno fa ne ho comprata una originale da un signore che aveva bisogno di monetizzare e immaginate la mia emozione quando Mario Molteni mi ha regalato una replica del­la maglia storica di Merckx e compagni...».
E c’è un altro particolare che Sonny rivela: «Titolo italiano, campionato europeo e Roubaix, davvero non potevo chiedere di più a questa stagione. A proposito di Roubaix, devo risolvere con Adelina, la mia compagna, il problema della pietra che mi hanno re­galato: un pomeriggio sono rientrato a casa e l’ho trovata... in giardino! Ades­so devo trovarle un posto sicuro, non voglio più che me la tocchi. Intanto la sera, quando do da mangiare a Vittoria e Tomaso, faccio rivedere loro le immagini della Roubaix e dico “vedete cos’ha saputo fare papà?» racconta divertito.
Infine una nota che esalta il suo compagno di squadra e di camera Da­miano Caruso: «Quest’anno abbiamo fatto entrambi qualcosa di strepitoso, ma credo che il suo gesto nella tappa dell’Alpe Motta, quando ha ringraziato Pello Bilbao con una pacca sulla spalla prima di scattare da solo verso la vittoria, sia il più bello di tutti».

TORNANO I GIOVANI. Un grande ap­plauso chiude il collegamento con Colbrelli e apre ad una nuova serie di premiazioni riguardanti i giovani. È la volta di Juan David Sierra, italo colombiano (più italo che colombiano, come lui stesso racconta), portacolori della Biringhello, miglior Allievo premiato da Andrea Agostini, presidente del Gc Fau­sto Coppi Nove Colli, società che organizza la Granfondo più longeva e famosa d’Italia e al tempo stesso ge­stisce formazioni giovanili avvicinando tanti bambini al ciclismo.
Subito dopo, ecco applausi e gloria per Manuel Oioli, novarese della Bustese Olonia, che ha ricevuto l’Oscar tutto­BICI Gran premio Aude Kitchen come miglior juniores. A consegnargli il riconoscimento è stato Michele Biz, dirigente della Gottardo Caneva: «Mario Ulian, che è all’estero per lavoro, mi ha chiesto di rappresentarlo e io lo faccio molto volentieri premiando un ragazzo di sicuro talento al quale auguro uno splendido avvenire, sperando di incontrarlo per essere premiato anche in categorie superiori».
DOPPIO OSCAR. C’è chi non si accontenta di un Oscar ma ne prorta a casa ben due... È il caso di Francesca Barale, piemontese figlia e nipote d’arte, portacolori della Vo2 Team Pink, che tanto nel 2020 quanto nel 2021 si è laureata miglior atleta junores italiana.
«A questa festa sono affezionata visto che ho vinto in tutte le categorie giovanili e spero di tornare un giorno, anche se mi attende un compito difficile visto che passo Élite e ho davanti a me campionesse straordinarie».
Una di queste campionesse è Elisa Longo Borghini che, come la conterranea, ha ritirato sul palco due premi Oscar confermandosi numero uno del ciclismo femminile italiano.
«La medaglia olimpica di Tokyo è stata la più bella emozione di una stagione in cui sono riuscita a fare della regolarità il mio filo conduttore. Sono molto contenta di essere qui questa sera per ritirare addirittura due Oscar, è sempre bello riconfermarsi ed essere invitata a questa serata, significa che le cose sono andate bene».
E Alessia Piccolo, amministratore delegato di Alé Cycling, nel premiare la campionessa verbanese ha sottolineato: «Per me, per noi è un onore premiare una campionessa come Elisa, siamo tutti orgogliosi di avere un talento co­me lei in Italia. E se dovessimo incontrarci qui anche il prossimo anno confesso che ne sarei lieta».

Mentre Riccardo Magrini imperversa con i suoi interventi simpatici, cercando di far parlare Bugno e Allocchio delle loro sfide abituali sulle strade della Brianza, la Notte degli Oscar vol­ta pagina e torna a mettere sotto i ri­flettori il ciclismo maschile.
Tocca infatti a Cristian Rocchetta salire sul palco per ritirare il premio come miglior Élite della stagione. Una categoria un po’ controversa, quella degli élite, che spesso vengono frettolosamente etichettati come “vecchi” nonostante siano ragazzi di 23 o 24 anni. Cristian comunque si è ben meritato l’Oscar conquistando sei vittorie e a premiarlo è stato Brent Copeland, ge­neral manager del Team Bike Ex­chan­ge.
Sollecitato dalle domande di Luca Gre­gorio, Copeland ha fatto il punto sulle ambizioni del team australiano per la prossima stagione: «Quest’anno ab­biamo iniziato bene ma dopo il Giro d’Ita­­lia abbiamo incontrato qualche problema e non siamo più riusciti a ri­peterci sullo stesso livello. Abbiamo lavorato bene in sede di mercato e pensiamo di essere riusciti ad allestire una formazione competitiva con l’obiettivo di dare spettacolo e di conquistare risultati importanti. Simon Yates al Gi­ro d’Italia? Lui ama la corsa rosa, ama correre in modo spettacolare e sono sicuro che sarà uno dei protagonisti della prossima edizione. Vedrete che i ragazzi del Team BikeExchange vi fa­ranno divertire».

OSCAR IRIDATO. Poteva forse mancare una maglia iridata tra gli Under 23 alla collezione dei campioni di tut­toBICI? Naturalmente no e allora ecco salire sul palco della Notte degli Oscar il campione del mondo della categoria Under 23 Filippo Baroncini.
Visibilmente emozionato, il ragazzone romagnolo si è limitato a poche parole: «Vi ringrazio per l’invito a questa serata e per questo premio che chiude idealmente quella che per me è stata davvero una stagione indimenticabile.
A consegnare a Baroncini il Gran Pre­mio UAE Emirates è stato il general manager della formazione emiratina, Mauro Gianetti. «Baroncini è un ragazzo che viene dalla strada vera, ha fatto tutta la gavetta del ciclismo e a Lovanio ha firmato un’azione eccellente andando a conquistare un titolo meritatissimo. Io sono convinto che sia un ragazzo traordinario e faccio i complimenti alla Trek Segafredo che lo ha ingaggiato... battendoci in volata. Co­munque posso dire che sono contento della UAE Emirates che abbiamo costruito e siamo pronti a dimostrarlo sul campo».
L’OSPITE D’ONORE. ­Una delle tradizioni della Notte degli Oscar è quella di chiamare accanto ai campioni di ieri, di oggi e di domani un personaggio del mondo dello spettacolo o della comunicazione che abbia un legame particolare con la bicicletta.
L’ospite d’onore di quest’anno è stata Giorgia Rossi, giornalista sportiva pri­ma a Me­diaset e oggi a Dazn, impegnata soprattutto a raccontare il calcio ma da sempre ciclista convinta.
«Io sono nata e cresciuta a Roma e ricordo molto bene quando mio nonno veniva a prendermi a scuola e tornavamo a casa insieme in bicicletta. Lui ha trasmesso la passione per le due ruote prima a mio padre e poi a me: con pa­pà ho condiviso momenti davvero speciali pedalando insieme sotto il Lun­gotevere. E non credete a chi dice che a Roma non si può pedalare! Per­sonalmente ho sempre praticato sport perché sono convinta che faccia bene al corpo ma soprattutto alla mente».
A Giorgia è stato consegnato il Premio Speciale Ernesto Colnago, fortemente voluto da un uomo che ha sempre messo la passione davanti a tutto: «Ho respirato subito, questa sera con voi, un agrande passione unità ad una semplicità che nel mondo del calcio, che è quello che più frequento per lavoro, non c’è più. E nel salutarvi dico a questi ragazzi di studiare, correre, lavorare sempre con passione perché questa è la chiave di tutto».

UN PASSO INDIETRO. In una serata tanto speciale, poteva forse mancare  un passo indietro? Naturalmente no, so­prattutto se il passo serve per consegnare l’Oscar al miglior professionista del 2020, Diego Ulissi. Il toscano della UAE Emirates è stato premiato da Mario Molteni della Fondazione Molteni e nel ricevere il riconoscimento ha spiegato: «Il 2020 è stato un anno davvero strano, che per me e molti miei compagni è iniziato con la quarantena per Covid negli Emirati Arabi e tra l’altro in quei giorni è nata mia figlia Anna, quindi potete immaginare come io li abbia vissuto con tensione Poi, quando abbiamo ripreso a correre, ho vinto il Giro del Lussemburgo ma soprattutto due tappe al Giro d’Italia ed è arrivato questo Oscar di cui vado orgoglioso. Anche il 2021 è iniziato in maniera difficile, con il problema al cuore che mi ha tenuto fermo per mesi, ma ora è tutto risolto, il cuore sta benissimo e a darmi pensieri è rimasta solo la Juventus. L’altra sera seguivo la prtita contro il Chelsea e ho cambiato canale: ma vi rendete conto, io che cambio canale quando gioca la Juve...».
Il simpatico intervento di Ulissi ha introdotto al gran finale della serata, che ha avuto come protagonista Marco Villa, il commissario tecnico della pista azzurra.

RITORNO AL FUTURO. Lo scorso anno, quando lo abbiamo informato che gli era stato attribuito l’Oscar come miglior tecnico italiano, non ci voleva credere. E quest’anno... ci voleva credere ancora meno.
«Vi ringrazio molto e vi confesso che mi sembra molto strano essere su questo pal­co e aver preceduto nella classifica tanti direttori sportivi che poi mettono a mia disposizione i loro ra­gazzi. Io cerco di lavorare in simbiosi con loro e di re­stituire atleti magari con una condizione migliore rispetto a quando sono arrivati. Que­st’anno abbiamo realizzato i nostri obiettivi ma… sia­mo già pronti a ripartire: i nostri ragazzi sono già a Gran Canaria a lavorare e vi confesso che il primo a mettersi a disposizione e a voler partire è stato Filippo Ganna. E questo la dice lunga sulla forza del nostro gruppo».
Marco continua: «Il nostro segreto? Quel­lo di aver potuto lavorare insieme: io conosco questi ragazzi fin da quando erano juniores, ho potuto portare avanti un certo discorso con loro e con le loro società e questo è stato si­curamente un grande vantaggio. Nel settore della pista la programmazione è fondamentale, bisogna lavorare con obiettivi a lunga scadenza, poi lungo la strada può capitare anche di scoprire talenti come quello di Jonathan Milan che ha rappresentato un valore aggiunto per il nostro gruppo di lavoro».
Tanti successi ma anche tanto lavoro in più per Villa che ha assunto anche l’incarico di responsabile del settore pista femminile.
«Eredito un settore che negli anni ha raggiunto grandi risultati grazie al lavoro di Dino Salvoldi che ha fatto molto bene. Con le ragazze userò lo stesso me­todo di lavoro che adotto in campo maschile, visto che molte atlete si dividono fra strada e pista proprio come i maschi. Chissà, magari anche qualche ragazza alla fine entrerà a far parte del gruppo whatsapp “chi non sopporta Marco Villa”...: ormai è una domanda classica che mi viene posta, ma non ricordo più come è nato questo gruppo del quale, naturalmente, faccio parte anch’io».
A premiare Marco Villa con un doppio Oscar è stato Andrea Macchi, direttore generale del Gruppo Iseni Sanità: «Porto il saluto del presidente Fabrizio Iseni, che purtroppo non ha potuto es­sere presente questa sera, e sono particolarmente orgoglioso di premiare un tecnico come Marco Villa che è un po’ il papà della pista italiana e quest’anno può annoverare tra i suoi trionfi il titolo olimpico e quello mondiale con il quartetto dell’inseguimento a squadre. Marco è un uomo che non pensa ad apparire, ma un cultore del lavoro concreto e silenzioso, dell’impegno quotidiano, dell’applicazione de­terminata nel voler raggiungere il massimo obiettivo» ha detto Macchi consegnando il premio Fondazione Iseni.
Consegnato l’ultimo premio, ecco l’omaggio ai grandi ex presenti alla serata, vale a dire Francesco Moser, Gianni Bugno e Stefano Allocchio.
Nei panni del mattatore, Francesco Mo­ser: «Prima ho sentito Colbrelli parlare della pietra della Roubaix, io la mia ce l’ho nel museo e vi ricordo che sono stato io a dare l’idea per questo premio. Allora ci davano una medaglietta con scritto Velo Club Roubaix, ma dopo la seconda vittoria ho detto agli organizzatori “Guardate che in Italia danno dei bei riconoscimenti quando si vince una grande gara e così è nata l’idea della pietra per premiare il vincitore. Eh sì, una volta ci davano delle medaglie d’oro, oro vero, e io le ho ancora tutte, chiuse in una cassetta di sicurezza mentre so che qualche altro corridore le ha fuse. Io invece le conservo...».
Stretto riserbo sul nome di chi ha fuso le medaglie, ma grandi sorrisi per le battute del trentino che ha chiuso da campione una serata di campioni. E i riflettori che si spengono sulla Notte degli Oscar fanno già crescere il desiderio di un nuovo appuntamento...

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