Moscon, il talento ritrovato

di Carlo Malvestio

Gianni Moscon riparte da casa sua. Nel vero e proprio senso della parola, per­ché nessuna gara come il Tour of the Alps poteva toccare i luoghi a lui cari, in cui è nato e in cui vive ora. Il trentino, infatti, si è stabilito a Innsbruck - dove il TotA ha posto il traguardo della prima tappa e la partenza della seconda - da tre anni, ma è originario di Livo, nella Val di Non, attraversata durante la quarta frazione. Non c’era quindi ambiente e gara migliore per ritrovare il sorriso dopo un periodo, l’ennesimo, in cui la dea bendata gli aveva voltato le spalle. Dopo una promettente Om­loop Het Nieuwsblad a fine febbraio, in cui era stato il più brillante sul Muur, Gianni era finito a terra il giorno seguente alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, rimediando una frattura dello scafoide. «Comunicazione di servizio: si rende noto al gentile pubblico che non sono raggiungibile per i prossimi 40 giorni, causa frattura composta scafoide destro. Arrivederci, saluti e baci» aveva scritto su Instagram Mo­scon, un po’ ironico e un po’ rassegnato dal fatto di dover saltare, ancora una volta, la Milano-Sanremo e le classiche del Nord.
Il corridore della Ineos Grenadiers, pe­rò, ha saputo reagire con grande maturità, non ha affrettato il rientro alla Settimana Coppi&Bartali e si è presentato al Tour of the Alps tirato a lucido, con nuove energie e un nuovo sorriso, che gli sono valse due vittorie di tappa.
«Era una brutta frattura, che ci ha im­piegato molto a ristabilirsi, ma non ho perso la voglia, mi sono allenato bene e già in questa gara sono riuscito a raccogliere alcuni frutti - ha raccontato il Trat­tore della Val di Non -. Saltare tut­te le classiche è stato frustrante e non è la prima volta che mi succede. Forse proprio perché mi è accaduto molte volte sono riuscito a tenere duro, lavorare al meglio e restare tranquillo».
Il primo squillo è arrivato proprio a Innsbruck, con un’azione da finisseur che ha rispolverato il Moscon dei giorni migliori: «Sono tre anni che vivo a Innsbruck, è stata una scelta più che altro logistica, perché ha l’aeroporto più comodo da raggiungere dalla mia casa trentina, così già prima ero spesso lì - spiega ancora -. Alla fine, ho deciso di crearmi un punto d’appoggio che col passare del tempo è diventata una vera e propria casa. Si sta bene, vivo con la mia morosa Alida, che è stata la mia grande forza anche nei momenti difficili. È una città tranquilla, con anche tanti percorsi adatti agli allenamenti. Vincere a 200 metri da casa è stato veramente speciale, ero motivato al massimo per rientrare nel miglior modo possibile».
Quarantotto ore più tardi si è poi ripetuto sul traguardo di Naturno, al termine di una fuga cercata, condotta e portata al termine nel migliore dei mo­di: «Fino a poco tempo fa pensavo fos­se impossibile vincere già adesso, ma poi quando ci riesci una volta il morale si eleva e tutto va per il meglio - di­chia­ra l’alfiere della Ineos, che non vinceva da due anni e mezzo, dal Tour of Guangxi 2018 -. Spero di aver innescato il meccanismo vincente. Però non chiedetemi se mi attendo il definitivo salto di qualità, perché finora, ogni volta che ne abbiamo parlato, è andata sempre ma­le. Devo continuare a lavorare, restare tranquillo e poi, come sempre, sarà la strada a parlare».
Il 27enne trentino è stato troppo spesso tormentato da episodi controversi, in cui probabilmente gli è stato puntato il dito addosso troppo rapidamente. Anche perché, parlandogli, sembra impossibile che un ragazzo così garbato, quasi timido a tratti, si sia reso colpevole di tutte le cose che negli ultimi tre anni gli hanno affibbiato. Poi, cer­to, in gara l’adrenalina può giocare brutti scherzi a volte, e qualche legge­rez­za Moscon l’ha commessa, ma sicuramente non è quella testa cal­da che in tanti vogliono dipingere. Dal canto suo, Gianni vuole archiviare tut­to il prima possibile: «Non voglio parlare di questo, non penso più al passato, ne abbiamo discusso con la squadra e il capitolo è chiuso».
Nei primi anni di carriera si è pensato - forse erroneamente - che Gianni po­tesse diventare un corridore da corse a tappe, e così lo abbiamo visto snaturarsi un po’ troppo fisicamente, perdere peso ma anche potenza. La realtà dei fatti, però, è che Moscon è un uo­mo da classiche, potente ed esplosivo: «Ogni tanto ho voluto strafare, andando oltre quello che avrei dovuto, cercavo la perfezione, anche dal punto di vista alimentare, invece abbiamo capito che sono un corridore potente e non posso perdere troppo pe­so, altrimenti perdo an­che la muscolatura - ammette ancora Moscon -. La bici deve essere divertimento, e se sono tornato a stare bene è anche grazie a Dario Cioni, con il quale sto lavorando egregiamente. Le prestazioni ci stanno dando ragione e dobbiamo continuare sulla strada intrapresa».
A questo punto per l’ex corridore della Zalf comincia una nuova stagione, con il TotA come punto di partenza. Saltata la Liegi-Bastogne-Liegi, il prossimo obiettivo sarà il Giro d’Italia, che correrà per la pri­ma volta in carriera: «Dispiace aver saltato le classiche, perché ero in buona forma. Però non tutto il ma­le vien per nuocere, guardiamo al lato positivo, cioè al fatto che al Giro d’Italia arriverò più fresco. Sarò a di­spo­sizione di Egan Bernal e Pavel Sivakov, ma spero di avere qualche occasione per mettermi in mostra e lasciare il segno».
Anche perché, paradossalmente, in ot­to­bre ci sarà una nuova campagna del Nord, con il Mondiale sulle pietre di Leuven e poi la Parigi-Roubaix posticipata: una seconda chance che Gianni Moscon cercherà senz’altro di sfruttare.
Pensando al trentino, poi, vengono in mente sempre le grandi prestazioni fornite in maglia azzurra. Il CT Davide Cassani nutre una stima infinita nei suoi confronti e lo sta aspettando in vista dei grandi appuntamenti del 2021: «Olimpiadi di Tokyo e Mondiali di Leuven: se la gamba rimane questa e, anzi, spero possa anche migliorare, mi piacerebbe fare parte delle due spedizioni e fare il meglio possibile. Correre con la maglia della Nazionale dà sempre una motivazione extra» afferma ancora Gianni. Insomma, tante cor­se e tanti obiettivi per un 2021 che, speriamo, pos­sa regalarci il miglior Moscon di sempre.
«Un desiderio per quest’anno? Vincere il Giro di Lombardia. Ho già chiuso terzo e vorrei riuscire a salire sul gradino più alto del podio».

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