Etahn & Leo Hayter, i fratelli terribili

di Giorgia Monguzzi

In Inghilterra molti li hanno definiti i fratelli terribili, ma fidatevi, di spaventoso non hanno proprio nulla; sotto la mascherina nascondono un bel sorriso, scher­zano, ridono e soprattutto so­gnano un futuro grandioso. Ethan e Leo Hayter sono due fratelli giovanissimi, classe ’98 il primo e addirittura 2001 il secondo, vengono dalla zona a sud di Londra, in quella terra lontana dalla città dove prosperano lo sport e i passatempi giovanili. Il loro incontro con il ciclismo è avvenuto per caso, un’estate di nemmeno dieci anni fa quando, con i genitori impegnati al lavoro, si sono ritrovati a provare di­verse attività in un centro sportivo, poi l’amore con la pista, lì dove tutto è iniziato.
Ethan è stato il primo a tentare e a crederci sul serio, i pomeriggi dopo scuola allenamento dopo allenamento, e poi Leo ve­dendo i progressi del fratello ha voluto provare e da quel momento nessuno dei due si è più fermato. I fratelli Hayter si sono sempre allenati insieme, prima su pista e poi anche su strada, pedalando fianco a fianco nella nazionale britannica, divisi però da quei na­turali tre anni di differenza che non han­no mai permesso loro di sfidarsi nelle categorie giovanili.
Per Ethan e Leo la Settimana internazionale Coppi e Bartali è stata la prima corsa affrontata insieme tra i professionisti, il coronamento di un sogno che avevano fin da bambini. È stata un’occasione inaspettata, ma carica di tante emozioni: per loro che hanno sempre pedalato insieme è stato piuttosto strano essere avversari.
«È strano essere qui insieme, è talmente bello che quasi non ci crediamo - ci dicono - non ci è mai capitato di correre come avversari, è una cosa decisamente nuova. Era­vamo abituati a confrontarci su tutto fuori e dentro la cor­sa, ora invece stiamo affrontando dei giorni talmente frenetici che a malapena abbiamo tempo di salutarci».
La vittoria al Giro dello scorso an­no di Tao Geoghegan Hart aveva riacceso gli ani­mi del ciclismo britannico che dopo l’era Wig­gins-Froome-Tho­mas temeva di non avere più un giovane erede. Ora la Gran Bretagna sembra averne altri due che stanno scaldando i motori per fare scintille.
Ethan Hayter ha 22 anni, ama scherzare e affronta ogni gara con un sorriso. La sua avventura con il ciclismo è iniziata su pista seguendo il programma britannico per giovani ta­lenti. Ha pedalato duramente sul parquet del velodromo diventando una delle figure più interessanti della nazionale con cui ha conquistato medaglie in tutte le categorie. I successi sono veramente tantissimi, nazionali ed europei, ma tra tutti spiccano il titolo mondiale nell’inseguimento a squadre nel 2018, l’argento l’anno successivo e il bronzo nell’omnium strappando il podio al nostro Simone Consonni. È però nelle corse su strada che l’inglesino ha iniziato a farsi conoscere al grande pubblico: tra gli juniores si è portato a casa la Kuurne-Bruxelles-Kuurne e altri po­di davvero prestigiosi. Nella categoria under 23 è arrivato l’exploit definitivo con successi al Tour de l’Avenir, e l’avventura al Giro Baby 2019 che gli ha regalato la vittoria nelle prime due tappe e un legame speciale con l’Italia.
Per lui il nostro paese è come una se­conda patria, non conosce la lingua anche se spera di impararla presto, è affascinato dalla storia e ha capito in qualche modo la penisola gli porta fortuna.
Passato professionista nel 2020 con il team Ineos Grenadiers proprio in Ita­lia ha raggiunto il primo successo della carriera al Giro dell’Appennino, una corsa vinta in volata al termine di una giornata selettiva. Alla Coppi e Bartali 2021 si è fatto conoscere di nuovo con un impressionante numero di piazzamenti (nel corso delle cinque tappe non è mai uscito dai primi 5), raggiungendo una bellissima vittoria sul lungomare di Riccione, con la maglia di miglior giovane e il quarto posto nella generale.
Grazie all’esperienza su pista Ethan è un velocista fortissimo che non ha pau­ra di gettarsi nella mischia, è molto giovane ma sa gestire la sua squadra e anche operare da solo. Va bene a cronometro e la resistenza non gli manca, ha dimostrato che se vuole qualcosa farà di tutto per ottenerla, anche se c’è una salita davanti a lui; a San Marino è stato vittima di una foratura proprio nel corso del terzultimo giro e, nonostante le pendenze, è riuscito a rientrare insieme a chi scalatore lo è di professione. In gruppo iniziano a temerlo perché si sono accorti che Ethan sta diventando imprevedibile.  
Nel corso della sua giovane carriera ha ottenuto già molte convocazioni nella nazionale maggiore con la quale ha preso parte al mondiale di Imola, in futuro gli piacerebbe essere tra i mi­gliori in gruppo a combattere nelle corse di un giorno, magari con accanto suo fratello.
«Leo è fortissimo - ci dice Ethan - è molto più in gamba di me alla sua età, tempo un paio d’anni e mi supera a ma­ni basse. Entrambi abbiamo tantissimo da imparare, io per esempio non so ancora se sono forte o no, penso che sia presto per dirlo, sono giovane e ho ancora tantissima strada da fare. Alla Coppi e Bartali ho pagato l’inesperienza, se fossi stato più preparato forse avrei mosso la squadra in un altro mo­do e sarei riuscito a vincere la generale, ma odio avere dei rimpianti. Ne esco cresciuto e con tante consapevolezze».
Ethan è già pronto per ripartire verso le classiche del nord e nella Dwars Door Vlanderen si è giocato un posto per il Giro delle Fiandre. La pista ha sempre uno spazio prezioso nel suo cuore anche se ha dovuto metterla da parte per esigenze di squadra. Ma resta uno degli uomini più forti della na­zionale britannica e a maggio tornerà sul parquet per giocarsi il so­gno più grande di tutti: un posto per i Giochi Olimpici di Tokyo.
Rispetto al fratello, Leo è meno loquace, ha appena 19 anni e gli sembra strano sentirsi chiedere cosa vuole diventare da grande. Dopo una lunga esperienza alla British Academy è approdato al Development Team Dsm, il vivaio della squadra di Romain Bardet. Anche per lui tutto è iniziato dalla pista con cui ha conquistato il titolo europeo junior nell’inseguimento a squadre, ma l’esperienza nei velodromi si è interrotta su richiesta del nuovo team che lo ha voluto dedito solo alla strada.
Nei velodromi Leo ha imparato tanto, per esempio a conservare un buono spunto veloce ma soprattutto ad eccellere nella lotta contro il tempo. Ora, come dice anche lui, gli manca solo da migliorare ancora in salita per essere un corridore completo. Tra gli junior ha vinto delle classiche del nord, ha ottenuto tanti piazzamenti nelle gare di un giorno, ma non è quella la strada che vorrebbe seguire. Leo sogna i grandi giri e in squadra gli dicono che presto sarà un uomo da corse a tappe, an­che se la sua corsa preferita è il Giro delle Fiandre che ha sempre visto dal televisore.
«Io non so cosa voglio diventare - ci spiega - forse sono ancora troppo giovane per saperlo. Mi piacerebbe fare come mio fratello Ethan che va forte un po’ dappertutto, ma penso di resistere più di lui in salita e per il momento di essere leggermente più lento»
Al via della Settimana internazionale Coppi e Bartali Leo Hayter era un po’ spaesato, era la sua prima vera corsa tra i professionisti e cercava di capire come comportarsi. L’emozione era tanta, ma anche l’ansia di dover fare bene. Sente il divario tra la sua ca­tegoria e chi nel gruppo ha già nelle gambe esperienza e vittorie, in un’altra occasione avrebbe mollato, ma qui la posta in gioco era troppo alta e ha te­nuto du­ro per tutte le tappe.
«È pazzesco correre tra i professionisti, le distanze sono molto lunghe e i ritmi folli; il divario è veramente grande, è strano correre con gente come Mark Cavendish che io ero abituato a vedere soltanto alla tv, non mi sarei mai aspettato di pedalare accanto ad uno dei miei idoli. Questa esperienza mi ha insegnato che ho tanto tempo davanti a me, non devo preoccuparmi se adesso non riesco a tenere le ruote dei migliori, penso di essere sulla buona strada per fare bene.»
Le premiazioni della settimana Cop­pi e Bartali sono appena finite sotto il cie­lo azzurro di Forlì ed Ethan scen­de dal palco con la maglia sgargiante di miglior giovane. Nella frazione finale si aspettava qualcosa in più ma, come lui stesso ammette, la gioventù ha avuto il suo peso. La delusione però se ne va in un attimo appena vede il fratello minore arrivato a tifare per lui. Leo è lì ad aspettarlo per chiedergli finalmente come è andata la corsa e fargli i suoi personali complimenti. Separati da una tremenda transenna stringono in mano la foto che li raffigura al termine della tappa di San Marino, insieme e stremati, è il loro souvenir per quella prima corsa insieme che si ricorderanno per tutta la vita. Già dal giorno successivo le loro strade ritorneranno a dividersi, Ethan in partenza per le gare World Tour nel nord e Leo per il calendario under 23. Ci vorrà del tempo prima di vederli gareggiare di nuovo insieme nella massima categoria e chissà, magari un giorno anche nella stessa squadra. Ethan e Leo Hayter sono giovanissimi, amano divertirsi, chiacchierare e affrontare la vita col sorriso, di arrendersi non ci pensano nemmeno e scherzando ci fanno una promessa «un giorno ci ritroverete insieme come compagni o avversari, chi lo può dire? Magari alla partenza di un grande giro, è il nostro grande sogno» e noi li pren­diamo in parola.

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